venerdì 1 febbraio 2019

Anemone epatica

(Hepatica nobilis- triloba)

(dialettale   )


Raffinata ranuncolacea, ravviva le zone in penombra con le sue corolle che gareggiano con il colore del cielo di primavera per la loro tinta di un azzurro intenso che può virare al violaceo, al roseo e più raramente al bianco.
Fanno corona a questi fiori, che occhieggiano come occhi di gatto, delle foglie a tre lobi con base cuoriforme, residui dell'anno precedente, sopravvissute con qualche acciacco al clima invernale inclemente.




Avendo forma e colore violaceo-porporino somiglianti al fegato, nella medicina del Medio Evo si consideravano adatti a curare le malattie di questo organo.
I fiori,all'apice di piccioli sottili, lentamente tendenti ad allungarsi e a dondolare al vento, mostrano corolle con numero variabile di vistosi sepali che sembrano petali, sostenuti da tre brattee brunastre.


Tutto ciò mette in evidenza e valorizza il ciuffo di stami biancastri che si dipartono a raggiera da un capolino centrale verdognolo.



Nel linguaggio dei fiori significa 'abbandono', chissà se nel senso di trasmettere un messaggio di saluto definitivo o in quello di abbandonarsi fiduciosi alla corrente della vita.


giovedì 10 gennaio 2019

Nocciolo

(Corylus avellana)

(dialettale   )

Molto abbondante la presenza di questi arbusti in Valpiana: formano macchie anche piuttosto estese e talvolta sviluppano così tanto il tronco e la chioma da assomigliare ad alberi.
Sui rami spogli i fiori maschili e quelli femminili hanno origine da gemme diverse: i primi, che compaiono già nell'autunno precedente, a gruppi di tre, cinque elementi, pendono come lunghe frange dorate, flosce ed ondeggianti, simili a spighe rovesciate.


I fiori femminili sono piccole gemme ovali da cui fuoriescono minuscoli ciuffi rossastri e ricurvi, appena visibili.


Il granulo di polline che riesce a penetrare nel fiore femminile sosta all'interno di esso fino a maggio circa, quando avverrà, se le influenze climatiche esterne saranno favorevoli, la fecondazione dell'ovulo e l'avvio della formazione della nocciola.

Fin dall'antichità il nocciolo è stato indicato come simbolo di eternità e quindi di 'giovinezza, salute, gioia'. E difatti a questo fanno pensare i suoi amenti spavaldamente pronti a ballare al vento, anche se i piedi delle piante sono ancora sepolti sotto la neve e se le basse temperature sembra li facciano rabbrividire.

giovedì 30 luglio 2015

Enagra comune

(Oenothera biennis)

(dialettale   )

È stato per puro caso che la caccia fotografica sia avvenuta al tramonto, ma questo ha permesso di assistere in diretta allo schiudersi dei fiori dell'enagra, pianta pioniera senza pretese perché si insedia su luoghi incolti e abbandonati, ma non priva di nobiltà per la presenza di sostanze curative nella sua radice e nei semi.


Appena scoperta sul bordo di una strada, lunghi boccioli disposti tutt'attorno all'apice dei fusti erano nascosti in un verdastro calice tuboloso, del tutto avvolgente i petali come un cappello a punta.

Improvvisamente, mentre le prime ombre offuscavano l'ultima luce, questo cappuccio vegetale s'è spezzato, emettendo quasi un leggerissimo botto, cominciando a ripiegarsi verso il basso con movimenti a scatto.

I petali color del sole, che apparivano arrotolati come i lembi di un ombrello riposto nella sua custodia, piano piano hanno avviato un movimento di srotolamento, come se all'interno un meccanismo segreto li facesse girare a tempo su se stessi, finché tutti e 4 si sono dispiegati formando una coppa luminosa.

8 stami con antere orizzontali prominenti e un pistillo suddiviso in 4 lobi come un'ancora si sono subito offerti a farfalle notturne, pronte ad approfittarne, mentre un leggero profumo le attirava in gran numero.


Soltanto il tocco ruvido delle foglie dentellate ed irsute, disposte alternativamente lungo il gambo robusto ha interrotto la contemplazione del magico sbocciare dei fiori di questa enotera, denominata anche 'primula della sera'.

sabato 11 luglio 2015

Silene ciondola

(Silene nutans)

(dialettale:   )


Se ne sta lì questa silene ciondolante, a picco su rocce e pietre nude, e a guardare alcune sue infiorescenze sembra sfinita, come se fosse in carenza d'acqua o di nutrimento ed anche i suoi petali hanno una brutta cera.


Sono 5, a forma di lingua biforcuta, viranti al rosa, stretti, all'uscita dal calice piuttosto vischioso ed irrobustito da 10 nervature longitudinali in rilievo, da una specie di  bianco collarino a punte.

Alcuni sono arricciati, altri stirati per bene, alcuni rivolti verso il basso, altri all'indietro: sono così acconciati per dare dei segnali, ma a chi? Probabilmente a chi è interessato a far loro visita, cioè a farfalle notturne, attirate anche da un lieve profumo che si sprigiona solo allo scendere della sera.


Ed esse, accostandosi ad un fiore appena sbocciato, troveranno la prima notte 10 stami distesi a spirale con le loro antere marroni e i petali rivolti all'indietro ben distesi, la seconda i petali un po' più  arricciati in punta e gli stami aggrovigliati e la terza soltanto i tre lunghi stili prominenti collegati all'ovario ben maturo tra stami avvizziti e petali invecchiati.

E tutto ciò per impedire la fecondazione tra elementi del medesimo fiore, perché lo sanno perfino le piante che i figli nati da genitori privi di parentela sono più sani, robusti e forti e ciò garantisce il proseguimento della specie.

domenica 5 luglio 2015

Lupinella comune

(Onobrychis viciifolia)

(dialettale   )

Non è il caso di pensare che il nome comune 'lupinella' c'entri in qualche modo con i lupi, avendo a che fare, invece, con la pianta lupino, assomigliandosi molto le due leguminose nell'aspetto delle loro infiorescenze.


Se, però, la si vuole accostare agli animali, pare che essa risulti molto attraente per tanti di loro: per le api, offrendo nettare e polline di qualità e in grande quantità; per gli asini e le lepri a cui piace molto questo foraggio; per gli ovini e i caprini che possono alleviare i loro problemi intestinali introducendola nella dieta; e per gli umani, se non altro per il piacere che suscita la vista dell'elegante conformazione dei suoi steli fioriti.

Ogni corolla appare come un pappagallo in miniatura: petalo-vessillo eretto e con punta curvata all'indietro a mo' di cresta e carena sottostante simile ad un becco adunco, il tutto dipinto di uno sgargiante rosa antico disseminato di nervature parallele più scure.
     

Le foglie, composte da coppie di foglioline verde intenso, in doppia fila lungo una nervatura centrale, fuoriescono da nodi rossastri dei fusti striati che si originano da una radice robusta, i cui noduli presentano azotobatteri in grado di fissare e rendere assimilabili l'azoto fino ad una notevole profondità, garantendo un buon equilibrio nella struttura dei terreni dove vive.

sabato 27 giugno 2015

Eliantemo maggiore

(Helianthemum nummularium)

(dialetto:   )


Si dice che le belle cose durano poco e ciò pare valere anche per l'eliantemo, 'fiore del sole', perché le sue corolle si schiudono con l'apparire della luce e durano soltanto fino al tramonto, talvolta anche perdendo i fragili petali durante la giornata per qualche soffio di vento troppo impetuoso o per un improvviso rannuvolarsi del cielo.


Per fortuna la pianta rimedia a questa fragilità impegnandosi in una produzione continua  di fiori, facendo dispiegare il primo dei boccioli sottostanti, appeso a un peduncolo curvo simile ad un peloso lampadario, il quale mette in mostra le sue lucenti spiegazzature come una preziosa piccola moneta.


I 5 petali, disposti con elegante regolarità, sorretti da 5 sepali percorsi da nervature striate di rosso, sfoggiano al centro un consistente ciuffo di una decina di stami che fanno corona ad un unico pistillo esile e contorto, pronto a trasformarsi in una capsula fruttifera con molti semi.

S'assicura così la continuazione della vita attraverso i propri discendenti, se le nuove piantine troveranno una posizione assolata dove l'acqua possa fluire rapidamente, prevalentemente quindi su scarpate sassose, occhieggiando tra altre erbe per seguire il corso del sole, la cui presenza è per loro fondamentale.

venerdì 19 giugno 2015

Pennacchio a foglie strette

(Eriophorum angustifolium)

(dialettale: penacio)


Nei prati di torbiera e intorno a pozze di acqua stagnante di Valpiana, circa a inizio estate, s'accende una luce bianca che dura a lungo: migliaia di nappe leggere sventolano all'aria fra un tremolio di riflessi luminosi.


Sono le infiorescenze dell'erioforo o pennacchio a foglie strette, una pianta perenne assomigliante ad una graminacea, che forma ciuffi fitti di foglie coriacee, in genere abbraccianti gli steli lisci, così poco appariscente, da non essere notata.

Ma poi alla sommità di questi fusti, da guaine marronastre un poco gonfie, emergono ineguali peduncoli ruvidi  che portano spighette dove sono disposti a spirale fiori maschili fusi a un fiore femminile; a maturazione, si trasformano da brutto anatroccolo a cigno, diventando soffici e lucide teste lanose.





Insieme a foglioline squamose che fanno da contenitori protettivi, questi fiocchi cotonosi, soprattutto in ambienti con clima molto freddo,  pare abbiano la funzione di aumentare la temperatura in modo che gli organi di riproduzione adempiano alla propria funzione.

Lentamente  questi candidi piumini sericei s'allungano, pronti a farsi portare dal vento insieme con i semi per ogni dove: a ragione quindi il  nome di questa pianta da umido significa 'portatore di lana'.